Blocco#15 – Guerra decentralizzante
Tacciono infatti le leggi in mezzo alle armi [Cicerone]
Nonostante il progresso umanistico, civile e tecnologico, la razza umana continua a farsi guerra da millenni. Nell’ultima decade il numero di attività belliche è aumentato pericolosamente: al momento di questo scritto (Dicembre 2024), al mondo sono attivi circa 56 conflitti.
Gli esseri umani si affidano alla guerra per risolvere le dispute per diverse ragioni, molte delle quali sono fallaci. Ad esempio:
La credenza che il funzionamento dei rapporti di buon vicinato implichi che il meccanismo sia applicabile anche su larga scala
La convinzione che un buon capo di stato resti tale anche quando il suo potere aumenta
L'illusione che argomentazioni verbali o scritte (costituzioni, leggi e trattati di pace) possano difendere da invasori e oppressori
La credenza che gli esseri umani siano governati da leggi diverse da quelle che regolano i mammiferi
Un’altra causa del ricorrere di guerre e rivoluzioni risiede nei difetti intrinseci del potere astratto. Il potere astratto tende a rendere la popolazione docile e mansueta, trasformando la società in un alveare indifeso, che attira i predatori-narratori più golosi. Ciò permette ai potenti di sfruttare i sudditi, che diventano così di generazione in generazione sempre meno inclini a ribellarsi. Solo quando lo sfruttamento supera la soglia del “disagio tollerabile” i cittadini non sono più disposti a sopportare la tirannia. In tal caso un modo efficace di ribellarsi è il ricorso alla forza fisica, ad esempio tramite proteste e rivoluzioni.
Parlando della guerra permanente abbiamo visto che il potere fisico – a differenza di quello astratto – sembra essere l'unico mezzo per risolvere le dispute senza dover porre fiducia in un ente centrale (trustless), né chiedere l’ autorizzazione a partecipare (permissionless). La guerra si manifesta in modo egualitario e “democratico” semplicemente perché le regole della fisica non possono essere modificate da chi sta al potere (nessuno può fermare un proiettile per decreto).
Il rapporto tra potere astratto e potere fisico assomiglia allo spettacolo di un giocoliere: i birilli volteggiano in aria fin tanto che il giocoliere continua a farli girare, ma se il giocoliere sbaglia la forza di gravità si impone sui birilli. Analogamente, il potere astratto funziona fin tanto che nessun predatore attacca la società e i cittadini sono soddisfatti. Quando ciò viene meno la società “cade” nella violenza, ovvero torna ad affidarsi alle leggi naturali. Il potere fisico si comporta come la “ruota di scorta” che permette alla società di riorganizzarsi quando il potere astratto diventa difettoso, corrotto o eccessivamente centralizzato.
Questa funzione di controllo, simile a quella di una valvola di sfogo o una rete di sicurezza, può attivarsi in qualsiasi momento, anche quando il potere astratto sembra funzionare perfettamente. L'esempio classico è l'utilizzo di guerre e rivoluzioni per decentralizzare il potere politico o temporale. Il ricorso alla forza fisica è infatti uno dei motivi per cui nessuna ideologia o religione è mai riuscita a imporsi sull'intero pianeta. La maggior parte delle volte che una singola cultura ha esagerato nell'imporre la propria ideologia sui vicini (vedi guerre, crociate e colonizzazione) le culture limitrofe si sono ribellate, contrastando l'ideologia avversaria mediante l'applicazione di forza fisica. Così facendo si ottiene lo smembramento del potere totalitario e la ridistribuzione del potere nelle mani di attori meno centralizzati.
Il ruolo decentralizzante della guerra va contro il senso comune, poiché solitamente si pensa che la guerra possa solo centralizzare il potere, come nel caso delle conquiste operate dai militari. Ma non è sempre così, anzi: spesso la guerra viene usata per decentralizzare il potere politico. Il nostro senso comune cade in errore per diversi motivi, tra cui:
L'incapacità di distinguere tra potere astratto (immaginario) e fisico (reale)
La confusione tra il concetto di correlazione e il legame di causa-effetto
L'ignoranza del meccanismo che permette al potere astratto di conquistare una società senza l'ausilio di quello fisico, come nel caso dei cacciatori-narratori (i guardiani dell'utopia)
Chiariamo il significato di queste fallace con un esempio. Quando un esercito conquista le risorse di un popolo, tramite invasione o colonizzazione, noi vediamo i militari razziare le vittime e ne deduciamo che la guerra contribuisca ad aumentare il potere astratto del conquistatore. In realtà solitamente il potere astratto cresce prima dell'invasione, perché la sua manifestazione è necessaria per convincere i militari a rischiare la vita in battaglia. Quindi esiste sì una correlazione tra guerra e aumento del potere astratto, ma di solito la relazione causa effetto va nella direzione opposta a ciò che crediamo: prima aumenta il potere astratto, dopo viene applicato quello fisico.
Vediamo qualche esempio: le invasioni barbariche hanno decentralizzato l’impero romano, le guerre di indipendenza hanno decentralizzato l’impero austro-ungarico, la terza coalizione ha decentralizzato l’impero francese, la seconda guerra mondiale ha decentralizzato il Terzo Reich, la guerra fredda ha decentralizzato l’unione sovietica. Persino la centralizzazione del potere politico nella mani di Putin, quando si è espressa a livello militare, si è rivelata un tentativo di decentralizzare la NATO (ovvero impedirne l’espansione). La guerra è quasi sempre un effetto dell’eccessiva centralizzazione del potere astratto, e non la causa.
Non si tratta di una regola generale, perché la guerra può essere usata anche per centralizzare il potere, come nel caso dell’espansione dell’impero romano, le conquiste della Germania di Bismarck o il colonialismo britannico. Ma queste sembrano essere eccezioni, perché nella maggior parte dei casi la guerra serve a decentralizzare le forme di potere astratto (politico o religioso) che risultano troppo centralizzate.
Quando un sistema di potere astratto è corrotto, malato od oppressivo, guerre e le rivoluzioni permettono di smantellare il potere e ridistribuirlo in maniera decentralizzata. Questo punto di vista è sostenuto dagli studi di Peter Turchin, il quale ha identificato una correlazione tra le nazioni meglio armate e la loro prosperità (inclusa la capacità di cooperare). Secondo Turchin la guerra è un fenomeno che toglie le risorse dalle mani delle società egoiste e caotiche, per riassegnarle a quelle meglio organizzate, cioè più inclini alla cooperazione, e quindi ridistribuirle.
Questa tesi non va confusa con il potere reificante della guerra. Come evidenzia Randolph Bourne1, i conflitti bellici amplificano l’istinto gregario degli esseri umani, spingendoli a percepire la madre patria come più concreta, reale e importante. Durante un conflitto i cittadini sono più facilmente disposti a sacrificarsi per la collettività, che si trasforma in una grande famiglia fraterna. Ciò non implica una centralizzazione dei confini politici né una concentrazione materiale del potere, ma piuttosto un rafforzamento del potere astratto dello Stato, che diventa simbolicamente più presente e pregnante in virtù dell’intensificazione dell’istinto gregario. La guerra rafforza l’identificazione emotiva con lo Stato, senza che questo comporti necessariamente una centralizzazione geografica o politica.
Un altro modo di spiegare la funzione decentralizzante della guerra consiste nell'analizzare il vissuto psicologico di chi si sente oppresso da un sistema di potere. Quasi sempre la vittima sceglie di credere nell'autorità del potere astratto (un'ideologia, una morale, una religione o forma di governo), ma non ha la capacità di opporsi ad essa. In altre parole: un oppresso è chi si sente vittima del sistema ma non ha i mezzi per smantellare l’oppressore mediante proteste, rivoluzioni o guerre (cioè la forza fisica). Questo è uno dei motivi per cui chi detiene il potere astratto mantiene la popolazione docile e sottomessa, affinché il popolo aborri la violenza e la guerra (meglio ancora se prova astio verso la partecipazione a scioperi, proteste o manifestazioni).
Riassumendo, negli ultimi capitoli abbiamo visto che la società umana utilizza principalmente due forme di potere:
Potere astratto: basato sulla fede in una qualche utopia (e quindi sulla fiducia nel narratore), dove le posizioni di prestigio vanno richieste anziché conquistate. È un sistema civile, efficiente ed economico, ma vulnerabile a conquista e corruzione, proprio perché basato su regole endogene e mutabili. Ciò tende a renderlo fragile e centralizzato
Potere fisico: guerre e rivoluzioni, che sono trustless e permissionless, ma violente, inefficienti e costose in termini di energia. Di contro presentano il vantaggio di essere in grado di contenere il potere astratto e decentralizzare (quasi sempre) l'accesso e il controllo delle risorse
La funzione decentralizzante della guerra spiega perché il pianeta Terra è diviso in quasi duecento nazioni con ideologie, forme di governo e religioni diverse, piuttosto che essere governato da un singolo potere centrale. Secondo J.P. Lowery ciò suggerisce che dichiararsi pacifisti significa mentire a se stessi, oppure non essere consapevoli della vera natura umana.
A nostro parere ciò non è necessariamente vero, perché uno dei risultati degli argomenti qui discussi è che gli esseri umani sono in grado di auto addomesticarsi, per cui è sensato ipotizzare che in futuro l'umanità potrebbe mitigare sempre più gli istinti animali e realizzare una società basata su una gerarchia di potere astratto, ugualitaria e accessibile a chiunque, eliminando del tutto il ricorso alla forza fisica.
Lo stesso Lowery sostiene inoltre una tesi per cui la Prova di Lavoro potrebbe offrire un modo nuovo di risolvere le dispute, ad esempio facendo “combattere” tra loro i computer al posto degli esseri umani. Si tratta di una sorta di guerra virtuale che lascerebbe indenni città e creature viventi, di cui l’attuale utilizzo di droni e attacchi informatici sarebbe solo il preludio. In altre parole, lo stesso Lowery suggerisce che l’umanità potrebbe essere vicina a scoprire un modo civile (e quindi pacifico) di fare la guerra.
Purtroppo, guardando alla situazione geopolitica attuale, la pace risulta essere una lontana utopia. Gli oltre cinquanta conflitti in corso suggeriscono che l'umanità non sia ancora pronta a fare a meno della funzione decentralizzante della forza fisica, perché la guerra è tuttora uno dei pochi strumenti in grado di smantellare qualsiasi potere centrale.
Sarà sempre così? Abbiamo delle alternative? Forse sì, c’è una speranza. La tecnologia di cui parla Lowery potrebbe permettere di godere degli effetti decentralizzanti della forza fisica senza danneggiare persone, animali, piante ed edifici. Questo strumento crittografico viene utilizzato da quindici anni per raggiungere consenso tra perfetti sconosciuti, senza la necessità di un ente centrale che faccia da arbitro. E’ una tecnologia sociale che ogni giorno mette d’accordo migliaia di persone di cultura, religione e opinione politica diversa. Persone che riescono a concordare sulla spartizione delle risorse senza fidarsi l’uno dell’altro, ma soprattutto senza avvocati, legislature, militari e conflitti bellici.
Questa sarà la meta finale del nostro viaggio, a cui arriveremo un passo alla volta: la tana del bianconiglio è profonda, ma siamo già nel mezzo del cammino. La speranza è di lasciarsi alle spalle la selva oscura della guerra per sempre, e il prima possibile.
Randolph Bourne, “La guerra è la salute dello stato”, 1918