Blocco #1 - Energia e denaro
Senza energia, non c'è economia; senza economia, non c'è energia
Per anni ho profondamente odiato l'economia. Ritenevo che fosse il male assoluto, il capro espiatorio da sgozzare per liberarci da peccati quali capitalismo, consumismo, disuguaglianza sociale, inquinamento. Vagando estatico tra Meccanica Quantistica e Relatività mi chiedevo com'era possibile che tante persone intelligenti sprecassero tempo a studiare una disciplina così antropocentrica, artificiale e convenzionale. La fisica studia il mondo reale, l'economia è solo un calderone di convenzioni umane, speculazioni e teorie non verificabili. Una supercazzola inventata per ingannare i risparmiatori alla maniera di Don Abbondio, usando paroloni come spread, fondi d'investimento, obbligazioni, massa monetaria, valuta fiat. Da giovane pensavo: “Le leggi della fisica valgono anche su Proxima Centauri; le leggi dell'uomo, invece, valgono solo sulla Terra”.
Poi, nel mezzo del cammin di nostra vita, ho visto la luce e compreso la differenza tra economia e finanza. Come Jake “Joliet” Blues ho iniziato a fare le capriole all'indietro, capendo che in realtà l'economia è la scienza che studia i meccanismi di conversione tra l’energia, la grandezza fondamentale dell'universo, e il valore, la grandezza fondamentale della società umana.
Prima di analizzare il legame tra energia e valore presentiamo brevemente questa nuova rubrica. La sezione High Harbor raccoglie aneddoti, teorie, tecniche e filosofie di vita relative alle questioni ecologiche e ambientali. La Karildex affronta invece il legame tra economia, tecnologia e politica. Il significato del termine Karildex verrà svelato nelle prossime puntate (a meno che il vostro Google-fu sia forte almeno quanto la vostra curiosità).
Torniamo ora al rapporto tra energia e valore. Iniziamo col ricordare la “stupefacente” correlazione lineare che lega il consumo di energia mondiale, espresso in TOE (1 TOE corrisponde a circa 42 Gjoule, per la gioia di Douglas Adams) al PIL mondiale, calcolato in trilioni di dollari.
Ho messo le virgolette attorno alla parola stupefacente perché qualcuno potrebbe dire: “Beh, è ovvio: siano nel XXI° secolo, è naturale che qualsiasi modo di fare impresa consumi energia”. Giusta osservazione: forse un bravo economista potrebbe dedurre questa relazione dalla curva di Kuznets, ma noi evitiamo di parlare alla maniera di Don Abbondio. Preferiamo volare basso e spiegare la relazione energia-valore nel contesto di un semplice lavoretto in nero. Siete pronti? Avete allacciato le cinture? Bene: iniziamo.
Consideriamo il caso delle lezioni private. Sono laureato da poco, squattrinato, e voglio racimolare qualche soldo per uscire la sera. Il mio vicino di casa ha bisogno di ripetizioni, così mi offro per aiutarlo di tanto in tanto. Essendo alla prima esperienza chiedo un modesto compenso di 10 € l'ora. Quanta energia consumo, per portare a casa questa cifra?
Si potrebbe considerare il consumo basale del cervello (circa 20 kilocalorie l'ora) e supporre che quando si insegna tale fabbisogno arrivi a 100 kilocalorie , da cui un consumo di circa 400 kjoule a lezione (1 joule = 4,184 calorie). Se per insegnare uso carta e penna, allora devo considerare anche il costo energetico della carta, perché produrre 1 foglio di carta richiede circa 100 kjoule di energia. Perciò, supponendo di usare un paio di fogli a lezione, si trova che la nostra attività didattica converte circa 600 kjoule di energia in 10 euro (in un’ora). Il tutto assumendo di insegnare di giorno, con luce naturale, senza utilizzare alcune forma di elettricità.
A questo punto supponiamo che io riesca a trovare un altro allievo, stavolta non vicino a casa, per cui devo pedalare mezz'ora per dar lezione a domicilio (un'ora tra andata e ritorno). Il consumo energetico aumenta, perché adesso pedalo un'ora, insegno due ore e consumo 4 fogli di carta, per una spesa totale di circa 3200 kjoule (figura 2). Ne segue che ora converto 3200 kjoule di energia in 20 euro.
Proviamo adesso a cambiare le variabili in modo disordinato, assumendo ad esempio che io abbia tre studenti, tutti nella stessa area urbana, per cui mi basta pedalare un'ora per incassare 30€, dando lezioni a tutti e tre un pomeriggio la settimana. Così facendo divento più efficiente, perché adesso converto 3800 kilojoule di energia in 30€ (terzo punto di figura 3).
Tentiamo un altro cambio di scenario: sempre 3 studenti, tutti nella stessa zona, ma stavolta aumentiamo la tariffa, passando da 10 a 15 euro l'ora. Dopotutto ho fatto gavetta, sono apprezzato, è giusto alzare un po' il prezzo. Però, adesso che chiedo 15€ l'ora, mi sembra professionale non lesinare sulla carta, così inizio a consumare 6 fogli di carta a lezione. In sintesi ho aumentato il profitto del 50% (da 10€ a 15€ l'ora) ma ho aumentato i consumi del 200% (da 2 fogli a 6 fogli). Mi aspetterei che, siccome energia e profitto sono cambiati in modo diverso, questa quarta misurazione vada a discostarsi dalle precedenti. Invece, grazie alla magia della media, il quarto punto (5000 kjoule convertiti in 45 €) cade ancora vicino alla retta.
Quanto appena discusso è solo un esempio teorico, che non può essere spacciato per uno studio esaustivo sul rapporto tra guadagno ed energia di una lezione frontale. Eppure, per quanto semplicistico, il modello suggerisce che una qualsiasi attività imprenditoriale, sia essa la vendita di limonata o la produzione industriale di alluminio, possa essere pensata come un modo di trasformare energia in denaro. Non c'è quindi da stupirsi che esista una relazione lineare quasi perfetta tra consumo mondiale di energia e il prodotto interno lordo globale (figura 1).
Un altro modo di spiegare il rapporto tra energia e denaro consiste nel ricordare il significato scientifico dei termini energia e lavoro. In fisica il lavoro è definito come il prodotto tra forza e spostamento: se sollevo una cassa di birra da 10 kg di 2 metri, compio un lavoro di circa 100 ∙ 2 ≈ 200 joule (approssimando 1 kg di forza peso a 10 Newton, unità di misura della forza).
L'energia invece è definita come la capacità di compiere lavoro. Ad esempio, se una batteria elettrica contiene 200 joule di energia, posso collegarla ad un argano elettrico per sollevare la medesima cassa di birra sempre di 2 metri, ovvero compiere 200 joule di lavoro. Questi numeri sono puramente teorici, poiché nella realtà parte dell'energia viene sprecata sotto forma di calore (sia quando sudiamo per alzare un peso, sia quando usiamo un motore elettrico). Ma l'esempio resta valido, perché l'energia dispersa può essere pensata come l'IVA o la tassazione di una generica transazione finanziaria.
Torniamo quindi al mondo reale e trascuriamo gli “aspetti fiscali”, cioè le forze non conservative. Per sollevare una cassa di birra devo spendere energia, immagazzinata nel mio corpo sotto forma di glicogeno o trigliceridi, quindi compio una transazione monetaria a favore della cassa di birra, per un importo di 200 joule. Dopodiché posso collegare una dinamo elettrica alla cassa di birra e far scendere quest'ultima per caricare una batteria. In questo caso la cassa di birra trasferisce 200 joule alla batteria, che diventa “più ricca” di prima. Alla fine della fiera è come se io avessi dato 200 joule al sistema dinamo/batteria, usando la cassa di birra come intermediario (broker).
La comprensione della relazione tra energia e denaro è una piccola rivoluzione copernicana, che suggerisce una nuova interpretazione della scienza economica.
L'economia non è una disciplina inventata dall'uomo, come la finanza o la politica, bensì una dottrina che studia il rapporto tra energia, valore, utilità e tempo
Il denaro non è solo una convenzione umana, ma una modalità di scambiare valore nello spazio e nel tempo, ovvero un fenomeno preesistente in natura
E' un vero peccato che la laurea in economia sia conseguita presso la facoltà di economia: forse dovrebbe essere una branca della fisica, come la termodinamica. Per fare un gioco di parole: la calorimetria studia la trasmissione del calore, mentre l'economia studia la trasmissione del valore (valorimetria?)
A parte l'ultimo punto, vagamente scherzoso, il legame tra energia e denaro è una cosa seria, che affonda le radici nella realtà fisica. L'efficienza del legame è fortemente influenzata dalla tecnologia, la quale svolge il ruolo di regista in questa recita universale. Un bravo regista deve conoscere i propri attori, ovvero possedere le giuste informazioni, e dirigerli al meglio, cioè usare gli strumenti opportuni.
Similmente la fisica ci dice che possiamo convertire l'informazione in energia. Allora, cavalcando la metafora cinematografica, la tecnologia che si occupa di ottimizzare l'efficienza degli “strumenti del regista” sarebbe l'informatica. Infatti, siccome l'informazione può essere convertita in energia, e l’informatica controlla l’informazione, il cerchio si chiude: il denaro è una particolare forma d'informazione, l’informazione è energia, per cui la conversione tra denaro e energia è regolata dalla tecnologia, in particolar modo l'informatica.
Ma stiamo correndo troppo: questa è solo un'anticipazione dell'argomento successivo. Nella prossima puntata spiegheremo come l'informazione si trasforma in energia, ovvero di come la conoscenza diventa potere.