Esistono diversi tipi di economia: quella naturale, che potremmo definire come lo studio degli scambi di energia tra esseri viventi, e quella inventata dall'uomo, che nel corso dei secoli ha dimenticato il legame con l'energia a favore del denaro virtuale. Siccome sono un fisico e non un economista, parlerò solo del primo tipo di economia, perché ritengo sia l'unica a mantenere il contatto col mondo reale. Inoltre, parlando dell’economia naturale è più facile cogliere il significato del rapporto Benefici-Costo (BCR), perché esso permette di capire quali sono le creature più adatte a sopravvivere ai mutamenti ambientali.
Dal punto di vista biologico l'incentivo a mantenere un basso BCR riguarda soprattutto gli organismi unicellulari, i quali hanno impiegato tre miliardi di anni per scoprire un modo più efficace di ridurre il BRC e aumentare il margine di prosperità: la cooperazione. La natura adotta principalmente due tipi di cooperazione:
Colonizzazione: gli organismi restano individui separati, limitandosi a condividere la stessa superficie o volume, unendo le forze per difendersi meglio. Alcuni esempi sono gli insetti, gli stromatoliti e gli archaea (comparsi sul pianeta circa tre miliardi di anni fa)
Conquista: le prede sono inglobate da un organismo più grande, che non li distrugge bensì li assimila (esempio: endosimbiosi). Questo è il caso della nascita delle cellule eucariotiche, avvenuta circa due miliardi di anni fa, primo esempio di organismi pluricellulari
Una volta scoperto che l'unione fa la forza, Madre Natura ha replicato il meccanismo su larga scala. Prima sviluppando organismi pluricellulari, poi organismi più complessi, dotati di organi interni, infine piante e animali. Quest'ultimi hanno applicato la stessa strategia a livello sociale: le piante tramite colonizzazione, gli animali tramite conquista. Ciò nonostante competizione e individualismo sono sopravvissuti alla selezione evolutiva, anche se apparentemente con meno successo. Per capire la sinergia tra individualismo e cooperazione dobbiamo analizzare i pro e i contro delle due opzioni.
Gli animali adottano la strategia della cooperazione creando branchi, mandrie e stormi. Ciò conduce alla necessità di sviluppare strutture sociali, per risolvere le dispute e prendere decisioni collettive. Alcuni esempi sono la legge del più forte, la scelta di un capobranco, la specializzazione di api e formiche. Similmente gli esseri umani creano nuclei familiari, clan, villaggi, comuni e nazioni, sperimentando diversi tipi di gerarchia: matriarcato, patriarcato, potere ereditario, monarchia, religione, dittatura, democrazia ecc. Nel caso degli esseri umani la tecnologia svolge un ruolo cruciale, perché permette l’adozione di strutture sociali via via più complesse. Ad esempio, prima dell’invenzione della stampa la circolazione delle idee era limitata, per cui era difficile proporre forme di governo basate su una legislatura pubblica, o una democrazia partecipativa su larga scala.
Inoltre, assumendo che le diverse forme di organizzazione sociale siano il risultato di miliardi di anni di selezione naturale, è plausibile che la natura abbia già tentato e scartato molte alternative. In altre parole, se pensiamo ad una forma di organizzazione sociale non esistente in natura, probabilmente essa è stata già sperimentata in passato ed è fallita. Ciò suggerisce che le strutture sociali di natura utopistica potrebbero non esistere proprio perché fallimentari (vedi survivorship bias). Infatti in natura non si vedono quasi mai euristiche sociali come le seguenti1:
Chi lo trova se lo tiene
Chi prima arriva, meglio alloggia
Nutriamo prima i deboli e gli ammalati, poi i cacciatori
Ciò spiega perché, se guardiamo ai nuclei sociali animali, la maggior parte delle specie sono selezionate per seguire gli individui più forti, cedendo al leader il diritto di prelazione su cibo e accoppiamento, a discapito dei più deboli del branco. E' una scelta vincente anche dal punto di vista della teoria dei giochi: se sono debole e vecchio è nel mio interesse che il capobranco mangi più di me, altrimenti potrebbe non avere le forze per cacciare e lasciarmi gli avanzi. Meccanismi di questo tipo si manifestano anche nella società umana, dove gli individui forti e potenti sono imitati, rispettati e ammirati (al di là dell'ipocrisia morale). La prova è sotto i nostri occhi tutti i giorni: basta osservare il successo di calciatori, politici, imprenditori, cantanti e influencer.
Un'altra strategia evolutiva è quella dell'addomesticamento. Nei secoli l'uomo ha addomesticato decine di specie, intervenendo sui fattori decisivi della selezione naturale: decidere chi mangia e chi si accoppia. Questi sono gli stessi aspetti su cui interviene la gerarchia sociale: diritto di prelazione sulle risorse e accoppiamento.
Nel momento in cui l'uomo nutre e fa riprodurre animali in modo artificiale, egli si sostituisce alla gerarchia sociale della specie addomesticata. Il risultato è la trasformazione di lupi in cani, bisonti in mucche, galline selvatiche in polli e cinghiali in maiali. L'addomesticamento è un processo deleterio per la specie addomesticata, poiché la rende meno offensiva (alto BCR), trasformandola in un bene di consumo. Ciò è particolarmente vero per gli animali con una gerarchia sociale basata sulla dominanza, cioè sulla legge del più forte. In questo caso, se qualcuno riesce a sostituirsi al capobranco, ottenendo il potere di prelazione su cibo e prole, ottiene anche il potere di modificare la direzione evolutiva della specie (ad esempio selezionando solo individui mansueti e obbedienti).
In natura esistono anche altre strategie, come la cooperazione (comune tra i volatili) e la eusocialità (esempio: api e formiche). Secondo William D. Hamilton le strategie cooperative funzionano bene quando si verificano due condizioni2:
I costi e le ricompense (i payoff) sono noti a priori a tutti gli attori
Costi e ricompense non cambiano nel tempo
Da questo punto di vista le strategie come l'egoismo e l'istinto di sopravvivenza aumentano le probabilità di sopravvivenza in caso di mutamenti sociali o ambientali. Al contrario, quando un nucleo sociale resta stabile nel tempo e l'informazione è pubblica, la cooperazione tende a diventare vantaggiosa rispetto all’egoismo. Sempre secondo Hamilton, le strategie cooperative possono diventare preferibili a quelle individualiste in virtù di cinque meccanismi non esclusivi tra loro3 :
La colonna Parametro rappresenta il valore numerico preso in considerazione dalla teoria dei giochi evolutiva4 per valutare se una strategia è vantaggiosa. I numeri di questa colonna vanno confrontati con il rapporto BCR dell'opzione “gioco da solo”.
Supponiamo di naufragare su un'isola deserta con un paio di parenti. Se assegniamo il valore Parentela = 2 a mio cugino e Parentela = 5 a mio fratello, e ipotizziamo che mangiare l'unica mela in mio possesso mi darebbe un payoff pari a 3, allora potrei scegliere di dividere la mela con mio fratello e lasciar morire di fame il cugino, perché condividere la mela con mio fratello (payoff = 5) è più vantaggioso che mangiarla da solo (payoff = 3).
Analogamente, se io appartengo ad un Gruppo composto da 10 persone, ma nella tribù esistono altri 20 gruppetti, sacrificare il tornaconto personale a favore del Gruppo non è sempre vantaggioso. Ad esempio, assumendo che la strategia individualista abbia un payoff pari ad 1, la scelta di sacrificarmi per il gruppo darebbe un payoff di 0,5 (10 diviso 20). Se invece il mio gruppo cresce fino ad includere 30 individui, allora il gioco potrebbe valere la candela. Infatti in questo caso il payoff della strategia cooperativa è pari a 30 (# membri) diviso 20 (#gruppi), ovvero 1,5, risultando maggiore di quella della scelta individualista.
Quando una strategia risulta vantaggiosa rispetto alle altre si parla di Strategia Evolutivamente Dominante, solitamente abbreviata come ESS (Evolutionary Stable Strategy). Dal punto di vista matematico una strategia è dominante se in una società esistono strategie alternative (attuate da piccoli gruppetti), ma queste non sono in grado di sostituirsi a quella dominante. Inoltre, affinché una strategia cooperativa sia evolutivamente stabile, la somma dei benefici elencati in tabella deve superare i benefici ottenibili ragionando in termini egoistici (come visto sopra).
Spesso collaborazione e individualismo lavorano in modo sinergico. Se una strategia cooperativa diventa obsoleta (ad esempio perché muta il contesto), chi continua a collaborare si trova bloccato in un impasse evolutivo, mentre chi cambia strategia prima degli altri è avvantaggiato. Nei periodi di calma, quando le regole sono chiare e condivise, gli individui sono incentivati a ragionare su lungo termine, costruendo relazioni stabili. Al contrario, in caso di cambiamenti ambientali o tecnologie dirompenti, l’individualismo premia chi si adatta più velocemente.
Ciò spiega perché l’egoismo è sempre presente, anche quando la cooperazione è una Strategia Evolutivamente Dominante. La società umana è improntata alla collaborazione, sin da quando ci siamo riuniti in clan, tribù, villaggi, città e nazioni. In modo simile ad un branco di predatori che sceglie come leader l'individuo più forte, cioè “migliore”, gli esseri umani eleggono i propri rappresentanti tra le persone che mostrano una maggior capacità di gestire relazioni, cercare compromessi, parlare in pubblico e operare scelte utili alla collettività. Da questo punto di vista la classe politica può essere vista come la casta degli elementi “migliori”, dove l'aggettivo migliore va inteso nei termini appena visti: capacità comunicative, leadership, orientamento al bene comune. In altre parole, l’abilità oratoria di un politico è la “forza” che la società civile utilizza per decidere chi siede ai vertici della piramide.
Ciò spiega la dissonanza cognitiva tra la definizione ideale di politico (onesto, altruista e rappresentate della collettività) e quella fattuale, dove i politici di successo sono spesso carismatici, intrallazzoni e disonesti, ma abilissimi nel giustificare le proprie scelte. Come già ipotizzata Socrate la narrazione, intesa come l’arte della retorica e vendere favole, è un'arma di controllo delle masse. I politici hanno successo in base alla loro abilità di raccontare storie e trovare compromessi, non per la capacità di far prosperare la nazione. I politici sono i “narratori-cacciatori” della società moderna, assetati di consenso anziché sangue; noi siamo le prede: indifesi, ignoranti e troppo spesso inconsapevoli.
Secondo Freud “l' uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po' di sicurezza”. Noi la chiamiamo civilizzazione, Madre Natura lo chiama addomesticamento. Pochi millenni fa eravamo dei cinghiali, liberi, forti e pelosi, ma nel corso dei secoli ci siamo trasformati in maiali: sottomessi, deboli e depilati. Questo è il prezzo per aver deciso di scegliere chi comanda in modo civile, attraverso il confronto politico, piuttosto che attraverso un duello sanguinario.
Ne è valsa la pena? Può darsi. Dobbiamo rassegnarci? Assolutamente no. Nel caso della società umana la tecnologia è uno dei fattori chiave che permette l’adozione di nuovi sistemi di organizzazione sociale. Le tecnologie emergenti potrebbero permettere una rivoluzione non violenta, ed è possibile che la società sia pronta per sperimentare forme di governo mai tentate, che potrebbero liberarci senza rinunciare alla pacifica convivenza. Un mondo governato da regole pubbliche e trasparenti, ma nessuno seduto ai vertici. Questa è la Karildex di cui parleremo nelle prossime puntate, una macchina pubblica, trasparente e governata dalla matematica: rules without rules.
Qualcuno potrebbe obiettare che in realtà tali euristiche esistono, perché capita che un osso rimanga tra le grinfie del cane che l'ha trovato. Ma ciò avviene perché gli altri cani temono la sua autorità, lo rispettano o gli sono affezionati, non in virtù di un accordo che spinge il cane a percepire come “giusta” la scelta di lasciare l'osso a chi l'ha trovato per primo
La Natura e l’evoluzione biologica tendono alla cooperazione, Roberto Cazzola Gatti
Questi meccanismi sono sinergici tra loro. Esempio: la parentela è spesso il primo passo verso la cooperazione, e ciò aumenta la probabilità di valutare anche comportamenti come la reciprocità, anche se per motivi diversi (territorialità, raggruppamento e gregarismo)
Teoria evolutiva dei giochi, Alessandro Maddaloni, 2009