Dopo aver introdotto il concetto di proiezione di potere abbiamo analizzato le relazioni tra potere astratto e potere fisico, scoprendole simili alle dinamiche sociali del mondo animale. In particolare, abbiamo visto che uno dei ruoli chiave dei sottoposti è quello di attribuire valore alle risorse che giustificano l’esistenza della gerarchia. Se un branco di leoni vive in un clima desertico, il gruppo probabilmente darà molto valore all'acqua, e sceglierà i propri leader tra gli individui più adatti a custodire oasi, stagni e sorgenti. Se all'improvviso l'acqua abbondasse, i sottoposti inizierebbero ad attribuirgli meno valore. In tal caso il potere del leader decadrebbe e il Mufasa di turno verrebbe rimpiazzato da qualcuno più adatto alle nuove esigenze: probabilmente il leone più abile nel conquistare, difendere e amministrare la nuova risorsa vitale (diversa dall’acqua).
Una cosa simile avviene nella società umana, dove i detentori delle principali forme di potere - il governo (potere astratto) e le forze dell'ordine (potere fisico) - mantengono il controllo perché garantiscono e custodiscono l'accesso alla risorsa più importante. Ma di quale risorsa si parla?
Nei capitoli precedenti abbiamo visto che ogni schema di potere è associato ad una risorsa specifica. Gli animali usano il potere fisico per risolvere le dispute relative a risorse tangibili, in primis cibo, territorio e partner sessuali. Il potere politico svolge le stesse funzioni, ma in virtù di un meccanismo astratto anziché fisico. Vale un discorso simile per il potere religioso, che esercita il controllo sulle risorse chiamate “vita eterna”, “grazia di dio” o “morale”. Chi sceglie di credere in queste utopie riconosce l’importanza delle risorse spirituali, e così facendo accetta che il clero abbia il diritto di distinguere chi vive nel giusto da chi vive nel peccato.
La risorsa associata al potere economico è il denaro, perché esso è oggetto di ogni utopia economica. Il denaro è privo di valore intrinseco, perché il suo valore è convenzionale e quindi astratto. Inoltre, nell'ultimo mezzo secolo il denaro è diventato ancora più astratto, non solo perché convenzionale (valore arbitrario assegnato dagli esseri umani) ma addirittura virtuale, perché il 90% della massa monetaria esiste solo come bit di informazione nei database delle banche. Perciò, quando si parla del potere astratto dell’economia, la risorsa che legittima l’esistenza di una gerarchia è il denaro, poiché esso è l'entità immaginaria che viene reificata dalla fede nell'utopia “questa risorsa garantisce accesso alla felicità”.
Nel caso delle utopie economiche, ai vertici della piramide si trovano gli enti dotati di potere finanziario, come le banche centrali, la Federal Reserve americana (Fed), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) o i grossi fondi di investimento, sia sovrani (Norvegia, Arabia Saudita ecc.) che privati (BlackRock, Vanguard, Fidelity ecc.).
Ma non finisce qua: gran parte del potere monetario è nelle mani dei circuiti di pagamento internazionale, come SWIFT e CHIPS, e delle tecnologie associate (VISA, Mastercard, PayPal ecc.). Come in ogni gerarchia astratta, anche in questo caso siamo noi cittadini ad attribuire valore alle risorse e sostenere quindi l'egemonia dei padroni. Se l'umanità smettesse di dare valore al denaro, se esistesse un modo alternativo di scambiare valore, il potere dei giganti della finanza svanirebbe in pochi istanti, come nel caso dei leoni e le fonti d'acqua.
Questo è uno dei motivi per cui nel 1971 gli Stati Uniti svincolarono il valore del dollaro da quello dell'oro, abbandonando una moneta ancorata al metallo aureo per imporre un sistema fiat mondiale, dove il valore del dollaro è puramente immaginario. Così facendo gli individui in cima alla piramide resero ancora più astratta la risorsa che giustificava il loro potere, rompendo ogni legame con il mondo tangibile.
Il vantaggio (per chi sta ai vertici) della valuta fiat è di regolare l'accesso alla risorsa senza interazioni col mondo fisico, perché la moneta può essere creata dal nulla stampando pezzi di carta anziché estraendo oro dalle miniere. Lo svantaggio (per la società) è quello di esporre il sistema gerarchico ai rischi caratteristici delle forme di potere astratto: conquista da parte di aggressori esterni e corruzione dall'interno.
Il passaggio dal Gold standard al sistema fiat può essere interpretato come l'applicazione della strategia di condanna della forza fisica tipica dei poteri astratti. Così come il potere politico scoraggia l'uso della forza da parte dei cittadini per ridurre il rischio di essere detronizzato, il potere economico scoraggia l'uso di mezzi di scambio diversi dalla valuta a corso legale, per non perdere il controllo sulla risorsa (ed essere detronizzati). Da questo punto di vista la dichiarazione di Nixon del 1971 è la tipica manifestazione – nel contesto economico – della strategia impiegata da millenni per rafforzare il potere astratto a discapito di quello fisico.
La storia delle politiche monetarie degli ultimi due secoli offre numerose conferme della teoria di proiezione del potere introdotta nel blocco#16. Tutto ciò che abbiamo detto in ambito generale, confrontando vantaggi e svantaggi delle forme di potere, trova applicazione anche nel contesto economico. Ciò non dovrebbe sorprendere, perché il potere economico, come quello religioso, culturale o politico, è solo una forma di potere convenzionale, e quindi immaginario.
Mettiamo ora da parte la filosofia e avvaloriamo la tesi con un’analisi storica, per evidenziare come il potere economico sia soggetto alle stesse vulnerabilità di un qualsiasi potere astratto. Ripercorriamo quindi i principali eventi che hanno caratterizzato la storia contemporanea del denaro, interpretandone gli episodi cruciali nel contesto del rapporto tra potere fisico e astratto.
Per secoli gli esseri umani hanno usato oggetti fisici come mezzo di scambio, quali ad esempio pecore, oro e argento. L’uso delle banconote prese piede solo nel medioevo, perché più facili tra trasportare e custodire, ma l'oro era comunque utilizzato come garanzia del valore della cartamoneta, che era di fatto un certificato aureo al portatore.
All’inizio del XIX secolo molti paesi adottarono il Gold standard, dove le valute erano direttamente convertibili in oro. Essendo le banconote certificati al portatore di una modesta quantità di oro, esse non potevano essere stampate senza aver prima prodotto o conquistato nuove riserve auree. Il potere economico era già in parte astratto, perché anche il valore dell'oro è convenzionale, ma tale potere era ancora vincolato al mondo fisico, grazie alla scarsità dell’oro in natura. Questo legame fisico ha impedito per decenni la stampa selvaggia di moneta, perché le nazioni non potevano finanziare progetti senza prima aumentare la propria riserva aurea. Il risultato di questa situazione ibrida, dove il potere astratto (cartamoneta) era vincolato da quello fisico (oro) fu la Belle Époque, ovvero un periodo di prosperità, benessere e relativa pace.
Con la Prima Guerra Mondiale i governi si accorsero che il Gold standard non poteva sostenere le spese belliche, per cui molte nazioni interruppero la convertibilità dell'oro allo scopo di finanziare il conflitto. In altre parole: fu necessario stampare denaro prima di acquisire ricchezza e finanziare la guerra. Se il mondo avesse continuato ad usare il Gold standard, quasi sicuramente la Prima Guerra Mondiale sarebbe stato un conflitto breve, contenuto e con un numero ridotto di vittime.
Abbiamo così la prima conferma del legame tra potere astratto e potere fisico discussa nel blocco#17. Nel momento in cui il potere economico si è liberato dal vincolo (fisico) del metallo aureo, la funzione decentralizzante del potere fisico è venuta a mancare. Ciò ha permesso alle nazioni di centralizzare la risorsa (il denaro) ed usarla per aumentare l'efficacia dei poteri astratti (banche e governi).
Ciò dimostra come la nostra trattazione sia generica: il ruolo decentralizzante della forza fisica non riguarda solo guerre, proteste e rivoluzioni (potere politico), ma qualsiasi forma di potere astratto.
Se escludiamo le prime settimane di un conflitto armato (le sole ad essere sostenibili con le forze armate già disponibili), la successiva corsa agli armamenti e il prolungamento di una guerra richiedono sempre una serie di manovre economiche. Di solito prima si abbandona il Gold standard per stampare moneta facile, poi si presta la nuova “ricchezza” al potere politico, affinché possa autorizzare la produzione di armi in massa, infine si finanziano le operazioni necessarie per continuare la guerra ad oltranza. Se Napoleone avesse potuto battere moneta, anziché dipendere dalle riserve auree della Francia, forse avrebbe domato l’inverno russo e conquistato la Siberia.
Una delle tante vulnerabilità del potere astratto è che i leader possono cambiare le regole del gioco. L'esempio eclatante è il legame tra gli accordi di Bretton Woods e il proclama di Nixon. Con il primo passo, cioè gli accordi di Bretton Woods del 1944, l'umanità ha accettato il dollaro come valuta mondiale, concentrando il potere monetario nelle mani di un’unica nazione. Questo evento, espresso nei termini del potere della narrazione, rappresenta l’accettazione della narrativa in cui gli USA promettevano che non avrebbero mai cambiato le regole del gioco. Ma, appena ventisei anni dopo (dichiarazione di Nixon del 1971), è bastata la decisione di un singolo governo per sganciare l'intero sistema monetario mondiale dall'oro, sostituendolo con la valuta fiat, senza che nessuno si opponesse, anzi: la maggior parte delle persone ha ignorato (e ignora tuttora) la questione.
Gli Stati Uniti non hanno ottenuto l'egemonia planetaria vincendo la Seconda Guerra Mondiale, ma con agli accordi di Bretton Woods (prima) e con il voltafaccia di Nixon (dopo). Il risultato è che oggi quasi il 90% delle transazioni internazionali è espresso in dollari, come il 60% delle riserve nazionali e il 40% del debito mondiale, nonostante gli Stati Uniti rappresentino solo il 20% del PIL mondiale. Un esempio esemplare di effetto Pareto.
Il tradimento di Nixon del '71 è talmente importante che merita d’essere approfondito. Con la guerra del Vietnam gli americani iniziarono a stampare denaro per finanziare il conflitto, senza preoccuparsi di mantenere il legame tra dollaro e parità aurea. Il risultato fu che nel ‘71 circolavano 24 miliardi di dollari di cui solamente 11 erano convertibili in oro. Ciò spinse gli USA a sospendere “temporaneamente” la convertibilità delle banconote nel metallo prezioso. Questo è un chiaro esempio di abuso del potere astratto: una decisione totalitaria venne accettata dai cittadini perché “provvisoria”, e dimenticata dopo un cambio generazionale. Oggigiorno i cittadini difendono la cartamoneta come denaro “giusto” e diffidano delle alternative, come rane in un pentolone che ringraziano chi alza la temperatura un po’ alla volta.
Come se non bastasse, nel 1973 Nixon appoggiò Israele durante lo Yom Kippur, e gli esportatori arabi dell'OPEC reagirono per contrastare l'egemonia degli yankees. Le conseguenze furono l'aumento del prezzo del petrolio da 2 a 12 dollari al barile, un'inflazione a due cifre e l’austerity, che molti italiani ricordano. Per risolvere il problema nel 1974 Nixon e Kissinger convinsero l'Arabia Saudita a finanziare il deficit americano. L'accordo era il seguente:
L'Arabia Saudita avrebbe prezzato il petrolio in dollari. Ogni dollaro statunitense speso per comprare petrolio assunse così il significato di petroldollaro
Gli Stati Uniti si impegnavano a fornire supporto e aiuti militari all'Arabia Saudita
L'Arabia Saudita si impegnava a investire i propri profitti (cioè i petroldollari) per acquistare titoli di stato americani, monetizzando il debito pubblico statunitense1
Nel giro di pochi mesi i paesi dell'OPEC fecero altrettanto, e nel 1975 quasi l'80% delle riserve petrolifere mondiali era prezzato in dollari. Ciò creò una domanda indotta della valuta americana, che permise al dollaro di riacquistare credibilità, risolvendo i problemi di svalutazione e inflazione. Nel ‘74 un quinto del petrolio mondiale veniva prezzato in sterline, ma nel ‘76 questa percentuale era scesa al 6%. Ciò permise agli USA di continuare a finanziare guerre e armamenti. Nel giro di un paio d’anni, solo in Arabia Saudita, le importazioni di attrezzature militari statunitensi passarono da 300 milioni a oltre 5 miliardi di dollari2.
Proviamo ora a interpretare questi eventi dal punto di vista del rapporto tra potere fisico e potere astratto. La dichiarazione di Nixon del '71 indusse molte nazioni a perdere interesse nella risorsa immaginaria chiamata dollaro, minacciando il potere economico statunitense. Gli americani risolsero il problema vincolando la risorsa astratta a un nuovo bene fisico: il petrolio. L'atto di prezzare il petrolio in dollari facilitò la convertibilità del dollaro in petrolio, con vantaggi simili a quelli della parità aurea. Ciò può essere interpretato come il ripristino di un legame tra potere astratto e realtà tangibile, per ridurre le vulnerabilità di quest'ultimo, reificando il potere astratto per mezzo di un bene fisico, esattamente come visto nel blocco#17.
In sintesi: negli anni ‘70 gli Stati Uniti mitigarono le conseguenze della sospensione della convertibilità del dollaro applicando il potere fisico in due contesti diversi:
Vincolando il valore del dollaro ad un bene tangibile (il petrolio come asset fisico)
Supportando militarmente l'Arabia Saudita (il potere fisico come asset esportabile)
La vicenda non finisce qui, perché secondo alcune teorie una delle cause dell'invasione dell'Iraq del 2003 sarebbe la decisione di Saddam Hussein (nell'ottobre del 2000) di vendere il petrolio in euro anziché dollari. Come nel caso dei leoni, nel momento in cui un membro del nucleo sociale svaluta o disprezza la risorsa gestita dal capobranco, egli minaccia il potere centrale. Sarebbe quindi naturale che gli Stati Uniti abbiano cercato un casus belli per attaccare l'Iraq, visto che Saddam minacciava di indebolire il petroldollaro rifiutandosi di usarlo3.
Conclusioni
L'applicazione della teoria di proiezione del potere nel contesto economico spiega perché i governi cercano di non impoverire eccessivamente il popolo e garantire un accesso controllato al denaro. Se una popolazione trovasse scomodo accedere al denaro, potrebbe smettere di dargli valore, e i governi farebbero la fine dei leoni abili nel difendere le pozze d'acqua dopo un’alluvione, cioè verrebbero sostituiti da entità più adatte a garantire l’accesso alla nuova risorsa. La questione non è filosofica ma pratica. Molte persone odiano il denaro perché lo considerano sporco o vile, ma ciò significa odiare l'acqua perché il capobranco ci obbliga ad abbeverarci da una sorgente inquinata (che è l'unica che lui può controllare).
Il problema non si risolve dando la colpa all'acqua né smettendo di bere, ma cambiando fonte di approvvigionamento (ed eventualmente capobranco). Lo stesso vale per il denaro: se l'economia vi nausea, se detestate il denaro, forse state odiando l'acqua perché la vostra pozza è torbida. La soluzione non è morire di sete ma trovare un denaro sano e trasparente, che sia accessibile senza il permesso del capobranco.
Un denaro di questo tipo esiste da quasi vent’anni, ma siamo troppo addomesticati per riconoscerlo come tale. Questo è uno dei tasselli che useremo per progettare la Karildex, il misterioso obiettivo del nostro racconto.
Accordo vantaggioso per l’Arabia Saudita, perché una clausola segreta gli permetteva l’acquisto dei titoli di stato statunitensi al di fuori delle aste regolari e a tassi preferenziali.
In pratica ciò permise ai titoli di stato americani di prendere il posto dell’oro come riserva mondiale. Prima del 1971 i dollari erano certificati al portatore di una piccola quantità d’oro. Dopo il 1974 il dollaro divenne la certificazione di un debito emesso dagli Stati Uniti (il Barone di Münchhausen avrebbe apprezzato questa capacità di garantire il debito tramite se stesso).
Secondo molti economisti il petrodollaro fu la principale causa di molti problemi: il propagarsi di dittature in medio oriente, la diffusione dell’eurodollaro, il drogaggio dell’economia americana, le crisi economiche delle nazioni indebitate in dollari, l’eccessiva adozione di combustibili fossili e le guerre per procura finanziate dagli Stati Uniti.